25 aprile 1945: storia da un Giorno di Liberazione

Roma, 4 giugno 1944, le truppe americane entrano nella città dopo aver sgominato gli ultimi schieramenti tedeschi nazifascisti. I cittadini accolgono gli americani con entusiasmo, la città è finalmente libera.
In Via Napoli, una traversa di Via Nazionale, davanti alla chiesa anglicana, vive la famiglia Paladino: Michele, Gaetana e le loro tre figlie: Angelica, Giuseppa Pia e Mirella.
- Gaetana De Angelis
- Michele Paladino
Gaetana, chiamata affettuosamente Nina, è una maestra, a cui però non è mai stato permesso di insegnare, dovendosi occupare delle figlie e della casa; Michele è un impiegato: primo archivista al ministero.
Le tre piccole Paladino hanno rispettivamente otto, sei e tre anni ed insieme alla madre, corrono rapidamente quattro piani di scale e si precipitano in strada per festeggiare la liberazione della città.
“La gente applaudiva, tutti si abbracciavano e si baciavano. Gli americani lanciavano di tutto e di più dalle camionette: farina, pasta, riso, chewing gum, caramelle e cioccolata.”

Angelica, Pina e Mirella Paladino
Dal settembre 1943 Roma è sotto l’occupazione nazista, i militari tedeschi controllano la città stanziati in ogni angolo con un fucile in mano.
Giuseppa Pia Paladino, classe 1938, ad oggi chiamata nonna Pina o Professoressa Paladino, ricorda con lucidità ogni cosa e racconta della paura nel camminare per strada e vedersi puntare una mitragliatrice sul viso o delle sirene antiaeree che suonavano ad ogni ora, anche di notte, e bisognava correre veloci nei rifugi sotterranei.
«Mia madre aveva preparato una valigetta con acqua, biscotti e tutto ciò che poteva servire (…) anche se da mangiare c’era ben poco. Con la carta annonaria ti davano tanto di pane – gesto che indica le dita della mano – e poco latte. Mimì ̶ la tata ̶ andava alla borsa nera dove un chilo di farina costava quanto uno stipendio di mio padre. Difatti, ad un certo momento, per mancanza di cibo ̶ la voce si fa flebile e gli occhi si riempiono di lacrime ̶ mia madre fu costretta a dire a Mimì: “Senti, non ti possiamo più tenere”, la quale rispose: “Vi prego, fatemi restare, anche se non potete pagarmi…” Ma il problema era proprio il mangiare. Così Mimì, disperata, se ne tornò al suo paese a Trisungo.(…) I miei genitori, per dare da mangiare a noi tre bambine, persero 30 chili e tutti i risparmi».
Ad un certo punto il racconto si interrompe, poiché i ricordi di una guerra vissuta 80 anni fa, sembrano farsi troppo vividi e la storia sembra ripetersi con una tale atrocità, che ricordare fa più male del solito.
Perciò, la data del 25 aprile 1945, giorno in cui fu liberata la città di Milano e che divenne la giornata simbolo della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, in questo 2022, fa ancora più rumore.
Maria Pia Di Santi