Il Ritratto di Giovanni de’ Medici: un destino già scritto

L’arte rinascimentale è caratterizzata da simboli e codici, i quali, permettevano al committente di inserire nell’opera significati reconditi che mascheravano intenti familiari, messaggi per la società, o per le casate rivali.
Tra i committenti più famosi di tutto il Rinascimento, i Medici sono quelli che maggiormente hanno fatto ricorso all’arte come propaganda politica, affermando il loro potere attraverso la bellezza delle opere d’arte e proteggendo artisti come Leonardo (1452 – 1519) o l’Ammannati (1511 – 1592). Eppure, di tanto in tanto, accade che i dipinti nascondano, tra le cifre dei propri simboli, il destino di un singolo uomo.
Il turista – che per la prima volta visita gli Uffizi – ha la fortuna di imbattersi in un quadro di rara bellezza e giovialità, carico dell’allegria senza ragione dei bambini: il Ritratto di Giovanni de’ Medici realizzato dal pittore fiorentino Agnolo Bronzino (1503 – 1572) nel 1545.

Ritratto di Giovanni de’ Medici – Agnolo Bronzino (1545) Galleria degli Uffizi, Firenze.
Sullo sfondo verde scuro si staglia la figura paffuta e sorridente di Giovanni de’ Medici (1544 – 1562), secondogenito del granduca Cosimo I (1519 – 1574): colui che fece grande la Toscana iniziando una campagna di bonifica delle paludi chianine.
Sembra fosse stato proprio Cosimo I, estasiato nel vedere il piccolo Giovanni intento a giocare con dei passerotti nel giardino della villa di Poggio a Caiano, presso Prato, a ordinare al Bronzino di imprimere per sempre sulla tela quel ricordo¹.
Giovanni, destinato a diventare cardinale nel 1560 e poi arcivescovo di Pisa nel 1561, tiene stretto in mano un cardellino, simbolo dell’alta carica ecclesiastica, ed il pendente di corallo, altro simbolo cristologico, che gli adorna l’abitino di raso rosso dal quale spiccano i polsini e il colletto di candido pizzo.
Nella storia dell’arte, però, il cardellino rappresenta uno dei simboli della Passione: fin dal Medioevo, il piccolo uccello è stato associato alla morte di Cristo.
Già Isidoro di Siviglia (560 ca. – 636), teologo cristiano, nel suo Etymologiarum libri narrava la leggenda secondo la quale un cardellino, nel tentativo di estrarre dalla fronte di Cristo le spine della corona del martirio, si sarebbe ferito, macchiandosi per sempre il capo di rosso. Da questo momento in avanti, il cardellino venne assunto dalla storia dell’arte quale simbolo delle sofferenze di Cristo, come si può notare dalle opere di Ambrogio Lorenzetti (1290 – 1348) a quelle di Raffaello Sanzio (1483 – 1520) con la sua celeberrima Madonna del Cardellino del 1506.
Nell’assolata villa di Poggio a Caiano, mentre il piccolo Giovanni giocava, cercando di afferrare uno dei passerotti in volo, né il Bronzino né il Signore di Firenze pensavano che il rampollo di casa Medici avrebbe affrontato il suo personale calvario, morendo alla giovane età di diciotto anni.
Il 20 novembre del 1562 Giovanni morì nel castello di Rosignano, per un violento attacco di febbri malariche che all’epoca appestavano la Maremma Toscana. Pochi giorni dopo la stessa sorte toccò, per le identiche cause, al fratello Garzia e alla madre Eleonora di Toledo.
Osservando questo dipinto, colpisce il modo in cui il triste destino del giovane Medici – oltre i simboli e la ragion di Stato – appare già scritto dalle quasi profetiche pennellate del Bronzino.
Cosimo I, uomo rinascimentale assai atipico che contro ogni etichetta pranzava con figli e moglie, era legato in senso quasi contemporaneo alla propria famiglia, in modo particolare a Giovanni e alla duchessa Eleonora, sposa amata di cui si fidava più che dei suoi segretari².
Dopo uno studio attento e acuto di ogni piccola sfumatura del quadro, ci si potrebbe chiedere se dopo la tragedia, Cosimo abbia mai distolto lo sguardo dal volto paffuto e dolce di suo figlio, dilaniato dal dolore per la perdita di tre dei suoi familiari, mentre un volo di passeri, nel più gelido dei tramonti dell’inverno toscano, gli riportava alla mente il giorno in cui decise di far ritrarre il piccolo Giovanni mentre era intento a giocare con i piccoli uccelli.
Annalisa Dominijanni
¹ C. Falciani, A.Natali: Bronzino. Pittore e poeta alla corte dei Medici. Catalogo della mostra (Firenze, 24 settembre 2010- 23 gennaio 2011), Ed. Illustrata. Mandragora, 2010.
² Carmignanodivino.it: La Vita di Cosimo I de’ Medici, dall’infanzia in Mugello a Firenze.