La fioritura di una comunità romana: passeggiate culturali nel quartiere Appio-San Giovanni

Conoscere luoghi, tracce e memorie del mondo antico sotto il suolo di via La Spezia, trafficatissima strada nel quadrante Nord del quartiere Appio-San Giovanni di Roma. 

Scoprire la nascita e la trasformazione di un quartiere che possiede il suo cuore pulsante nel mercato di via Orvieto, uno dei più antichi della Capitale. 

Capire i segni lasciati dalla Seconda Guerra Mondiale nel cuore di Roma, a partire dal ricordo di storie e episodi degli anni tragici della guerra. 

Questi sono stati gli obiettivi principali delle passeggiate proposte durante quest’anno da Arkekairos. Non una semplice visita guidata, ma passeggiate concepite come strumenti per incentivare la consapevolezza del proprio patrimonio culturale ai cittadini. Un’opportunità per scoprire il rapporto costante tra la comunità ed i propri beni culturali.

Le passeggiate, ancora in programmazione, sono concepite e realizzate per i cittadini, qui intesi non come fruitori passivi ma attori protagonisti del proprio quartiere che possono contribuire ad una crescita del territorio a partire dalle proprie esperienze e storie personali. In questo modo, si ha la percezione che la passeggiata ci porti verso dei luoghi da raggiungere, dove il percorso, è da costruire insieme. 

Questi concetti attingono a piene mani dalle parole espresse nella Convenzione di Faro sul valore del patrimonio culturale, ratificata in Italia il 23 Settembre 2020, dopo un lungo iter legislativo durato ben quindici anni. Per la Convenzione, il valore dei beni culturali non rappresenta un’idea intrinseca, ma il significato del patrimonio è intimamente legato alle comunità che si sono susseguite nel tempo e che ottengono un vantaggio dalla propria eredità culturale. 

Le passeggiate nel quartiere Appio-San Giovanni hanno necessitato della pianificazione di itinerari che hanno interessato sia l’area segnata dal tracciato delle Mura Aureliane, compresa tra Porta Maggiore e  Porta Asinaria, che un percorso del tutto inedito nel vivace quartiere che ruota attorno al mercato rionale di via Orvieto. È stato possibile passeggiare all’interno del complesso della “Cooperativa Case Tranvieri”, che costituisce il primo nucleo di abitazioni dei primi del  Novecento dell’area; oppure visitare sotto un’altra luce Villa Fiorelli, l’omonima piazza-giardino, realizzata al di sopra delle vestigia di un’antica villa rustica ottocentesca e disegnata negli anni Trenta a partire da un progetto di Raffaele de Vico.

Passeggiata nel quartiere Appio - San Giovanni

I percorsi urbanistici sono intrecciati indissolubilmente con i percorsi storici del quartiere. Un ulteriore esempio è rappresentato dal mercato di via Orvieto, la cui nascita risale agli anni dell’immediato secondo dopoguerra, già luogo di spaccio dell’annona nel corso della prima guerra mondiale. Il mercato non è soltanto un luogo che risponde alle necessità materiali dei cittadini, ma rappresenta un vero e proprio spazio di incontro e socializzazione. A via Orvieto tutto questo è tangibile e, nonostante l’aumentare di canali di vendita alternativi e “smart”, il mercato rappresenta ancora oggi un luogo di aggregazione ed un collante della comunità.

Allo stesso modo, la storia del quartiere dell’Appio-San Giovanni si intreccia tragicamente con gli eventi bellici della Seconda Guerra mondiale. Forti della convinzione che Roma non sarebbe mai stata colpita dalle bombe degli alleati, grazie in particolar modo alla presenza del Papa, i romani potevano permettersi, almeno da quel punto di vista, di credere che la città sarebbe stata risparmiata. 

Questa convinzione appare molto più sofferta se si considera come i cittadini fossero devastati dalle difficoltà provocate dalla guerra. Si pensi ad esempio al razionamento alimentare, alle lunghe file davanti ai negozi per acquistare un po’ di viveri, alla penuria di cibo (in quel periodo vennero infatti riconvertite molte aree verdi della città in orti, come ad esempio a Piazza di San Giovanni in Laterano). 

Il 19 luglio 1943 tutte le certezze crollano e la città dovette fare i conti con il primo bombardamento americano che colpì duramente il Quartiere di San Lorenzo. Ai “lanci di caramelle” su S. Lorenzo  fecero seguito altri 50 bombardamenti, fino alla liberazione di Roma. 

Una lapide posta proprio all’interno dei palazzi della Cooperativa Case Tranvieri ricorda i morti che le bombe degli americani provocarono il 13 agosto del 1943, poco meno di un mese dopo rispetto ai primi bombardamenti del 19 luglio. Verso le 11 di mattina e per la successiva ora e mezza, centinaia di tonnellate di esplosivo caddero su tutto il quartiere e non solo. Il X fabbricato del comprensorio delle Case Tranvieri, quello di Via Foligno, venne completamente raso al suolo, provocando numerose vittime. Sul lato di Via Orvieto, invece, una bomba penetrata da una finestra del penultimo piano squarciò interamente una delle palazzine, lasciando tuttavia intatta la struttura dell’edificio e il tetto. 

Il quartiere ospita oggi uno dei più interessanti progetti di archeologia urbana della Capitale: il cantiere dello scavo della Metro C di Roma e il progetto di musealizzazione delle indagini archeologiche presso la stazione-museo di San Giovanni. Infatti, la progettazione del nuovo percorso della Metro C ha necessitato lo studio della stratificazione dei resti archeologici sepolti lungo questa zona della città, finalizzato alla tutela del patrimonio archeologico. In questo tratto, è stato possibile esplorare una successione stratigrafica di oltre 20 metri per una superficie di 3000 mq circa. 

In questa area della città, è stato possibile avere riscontro archeologico dei profondi interri realizzati all’inizio del XX secolo finalizzati alla deviazione del percorso della Marrana, uno dei corsi d’acqua che costeggiava la zona antistante l’attuale Porta Asinaria, formando un bacino artificiale. Le indagini hanno permesso di delineare la sequenza delle vicende archeologiche e delle trasformazioni del paesaggio antico per un periodo vasto che va dall’età moderna fino al VI sec. a.C. 

Tra i rinvenimenti è emerso un articolato sistema di strutture idrauliche probabilmente riferibile ad un’azienda agricola in funzione tra il III sec. a.C. e l’età augustea. Uno degli elementi di maggiore interesse è caratterizzato da un’enorme vasca in muratura per la raccolta dell’acqua, che si estende per una lunghezza eccezionale di 69 metri ed una larghezza di 34 metri. 

La fattoria doveva essere ospitare un vasto frutteto-giardino, contraddistinto dalla presenza di lunghi filari di alberi di pesco. Questo frutto, originario della Persia, era stato immesso da poco nei mercati romani e l’azienda agricola rinvenuta a S. Giovanni potrebbe costituire uno dei primi impianti in Italia per la coltivazione degli alberi di prunus persica.