“La sensualità bestiale” alcune opere di Roberto Ferri

Da circa 10 anni si sta imponendo sulla scena artistica contemporanea un pittore italiano di grande talento ma da molti sconosciuto: Roberto Ferri. Giovanissimo espone i suoi primi dipinti, realizzando mostre itineranti a Roma e in diverse città italiane, e partecipando alla 54° biennale di Venezia. Le sue opere sono presenti in tutto il mondo in collezioni pubbliche e private: New York, Londra, Istanbul e attualmente a Bruxelles con la mostra “Divine decadence”.

Dionisio, olio su tela
Nato a Taranto nel 1978, Roberto Ferri, “figlio d’arte”, entra in contatto con la pittura fin da piccolo osservando suo nonno e suo zio dipingere.
Un accresciuto interessante lo conduce nel 1999 a frequentare l’ Accademia delle Belle Arti di Roma; questa città ricca di stimoli artistici e culturali, sarà per Ferri luogo di formazione tecnica ed ispirazione. Attento osservatore e conoscitore d’arte Ferri passa ore in musei, mostre e chiese romane a studiare e replicare i capolavori dei grandi maestri, rimanendo affascinato soprattutto dalla pittura barocca seicentesca di Caravaggio (per lui “primo amore”) di cui rielabora gli effetti della luce, i chiaroscuri e le pose.
Si avvicina inoltre ad artisti come Guido Reni, Ribera, Velasquez, i Preraffaeliti, alla pittura accademica dell’800 francese con particolare riferimento a Bougeurau; senza disdegnare manifestazioni più moderne come il surrealismo di Salvador Dalí. Queste influenze lo spingono ad elaborare un proprio stile pittorico che recupera i grandi modelli sia dal punto di vista tematico (i soggetti sono mitologici e sacri) sia compositivo e tecnico, inaugurando nell’arte contemporanea un ritorno ad una pittura figurativa di alta qualità tecnica. L’abilità di Ferri si esplicita soprattutto nella capacità di riproposizione e fusione di una pittura del passato con l’elemento moderno del surrealismo fantastico, visibile attraverso un ermetico e dominante simbolismo. Congiunzioni che permettono a Ferri di giungere a soluzioni inedite e geniali, tanto da essere definito dal critico Vittorio Sgarbi “nuovo come pittore antico; antico come pittore moderno”.

Salmace ed ermafrodito II, olio su tela
In questo modo ci troviamo di fronte a corpi esageratamente scultorei, sensuali, carnali che sfiorano in diverse occasioni l’erotismo e la perversione di nudi particolarmente caratterizzati e sfacciatamente esibiti allo spettatore o di mani che affondano nelle carni. Le masse anatomiche si scontrano in pose ardite e scomposte, il voluttuoso aggrovigliarsi di corpi lascia trapelare la grande capacità tecnica e compositiva dell’artista. Di qui l’ideale di una pittura che è anche bellezza formale e di una bellezza che diventa perfezione artistica immortale, capace di superare e di abbattere anche il tempo (concetto espresso nell’opera “La bellezza che uccide il tempo”).
E se non c’è bene senza male, anche in Ferri, come in un binomio imprescindibile, non c’è bellezza senza mostruosità. È così che il senso di piacere infuso dall’armonia formale delle figure viene brutalmente disturbato dalle manifestazioni dell’inquietudine umana che si mostra come deformazione fisica, in aperto contrasto con le perfette anatomie. Il corpo si trasforma assumendo forme animalesche, bestiali e surreali a volte anche demoniache: codi di sirene, zampe animali, corna, artigli, ali d’angelo e di farfalla.

Il teatro della crudeltà, olio su tela
L’artista aggredisce lo spettatore con immagini molto spesso macabre e violente: ferite, piaghe aperte, teste mozzate, sangue; momenti in cui il surrealismo innaturale spesso si trasforma in cruento realismo (vedi “Il teatro della crudeltà”). L’elemento bestiale e ferino non disgustano ma incuriosiscono.

Naiade, olio su tela.
Un’arte che suscita senso dell’orrendo, ripugnanza e allo stesso tempo piacevole attrazione.
In molti dipinti la metamorfosi diventa il vero punto focale della scena tanto da sovrastare l’espressione dei volti, molto spesso non visibili, e da caratterizzare fortemente il personaggio (vedi “Naiade”). L’animo umano non viene rivelato tramite il consueto mezzo espressivo ma tramite elementi simbolici come deformazioni o insoliti oggetti alchemici (vedi “Alchimia del dolore” o “Ossessione”).

Ossessione, olio su tela.
Le figure disumane sono spesso imprigionate da astrologi, ingranaggi e catene strumenti utilizzati per contenere i mutamenti fisici, impedendo la loro espansione. La razionalità dell’uomo, anche in questo caso, cerca di bloccare le manifestazioni naturali di uno spirito che non può fare a meno di mostrarsi.
Questa è la sensualità bestiale di Roberto Ferri questa la sua sensibilità e la genialità di una pittura surreale e allo stesso tempo reale, capace di esibire ciò che l’uomo da sempre cerca di reprimere e controllare.
Elisa Vagni