PERCHÉ IO, CHE SONO ITALIANA, DEVO DIFENDERE I BENI CULTURALI COME DIFENDO LA SACROSANTA PASTA AL SUGO?

Leggendo il titolo vi sarà sicuramente venuto in mente il video che ha spopolato sui social negli ultimi tempi: lo chef napoletano Gino D’Acampo si arrabbia pesantemente durate un programma tv inglese per difendere la ricetta del ragù della nonna, profanata dai britannici con l’aggiunta di panna acida e funghi di bassa qualità. Il video è stato condiviso e ricondiviso e tutti ci siamo sentiti, come lo chef, un po’ feriti nell’orgoglio ed è venuto fuori tutto lo spirito patriottico che c’è in noi, quello che emerge solo quando vince la Nazionale di calcio.
Si sa, il cibo e il calcio, sono dei grandissimi fattori aggregativi di spirito nazionale e, se vengono violati, succede sempre il finimondo, ma sono veramente l’unica cosa che ci fa riconoscere come italiani in patria e nel mondo?
Per fortuna il caro vecchio Alberto Angela ci viene sempre incontro per farci aprire gli occhi. Il suo programma “Meraviglie, la penisola dei tesori” ha messo in mostra il meglio della nostra Italia, dai luoghi conosciuti a quelli più abbandonati e misteriosi. Il programma che, come sempre fanno le trasmissioni targate Angela, ha avuto un eccezionale record di spettatori, ha però uno scopo fondamentale, metterci a conoscenza non solo delle bellezze della nostra penisola, ma che siamo il paese che, al mondo, possiede il maggior numero di beni UNESCO. Ma non vi sembra incredibile come, un paese che, diciamocelo, non ha l’ampiezza territoriale del Canada o della Cina, possegga 54 beni del patrimonio dell’umanità e 40 candidati a diventarlo? Immaginate che solo la regione Lazio o la regione Sicilia possiedono all’incirca lo stesso numero di beni UNESCO degli Stati Uniti interi! Questo record dovrebbe essere un grandissimo vanto per il nostro paese, un riconoscimento a livello mondiale per niente di poco conto ma, ahimè sconosciuto ai tanti.
Questo è uno dei motivi per cui, proprio in Italia, esistono dei tipi di legislazione e degli organi predisposti alla difesa e alla tutela dei Beni Culturali.
L’Italia è l’unico paese al mondo a possedere un codice di leggi vero e proprio dedicato esclusivamente alle norme di conservazione, valorizzazione e tutela del Bene Culturale. Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio è infatti in vigore dal 22 gennaio 2004; pochi italiani sanno della sua esistenza (anche io prima di studiare Diritto dei Beni Culturali), ma il mondo intero ce lo invidia. Gli altri paesi, infatti, non hanno una legislazione vigente al riguardo.
Inoltre, da 50 anni, in Italia, esiste un reparto specializzato dell’Arma, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) che si dedica a monitorare le misure di sicurezza e le attività commerciali in cui sono coinvolti i beni del patrimonio culturale italiano. L’Italia possiede una Banca dati dei Beni Culturali Illecitamente Sottratti. In questo strumento all’avanguardia convergono più di 6 milioni di beni che sono stati sequestrati, venduti illecitamente e, molti di questi, non ancora rintracciati.
La nascita di queste istituzioni, proprio nel nostro paese dovrebbe farci riflettere sul perché esistano proprio in Italia, e non in qualsiasi altro luogo del mondo e, cosa più terribile, del perché non si sappia comunemente della loro esistenza. Il Codice sopra citato recita, nell’articolo 2, che i Beni Culturali sono le cose immobili e mobili individuate dalla legge quali “testimonianze aventi valore di civiltà”. Non si tratta di una frase sterile e priva di significato, bensì un concetto con cui difficilmente riusciamo a identificarci, ma che bisogna prendere in considerazione per iniziare ad avere la consapevolezza del grande tesoro che possediamo. La “civiltà” di cui ci parla il codice è la nostra storia, il nostro passato, i processi che hanno preceduto ciò che siamo e ciò che saremo; i beni culturali sono garanti e testimoni di questa civiltà che, senza di essi, sarebbe stata dimenticata e perduta. Pensate al ragù della nonna, non sarebbe diventato il sugo alla bolognese che tutti conoscono se nessuno avesse scritto e tramandato la ricetta. Perdere, danneggiare, rubare e vendere illecitamente i beni culturali è un po’ come perdere la ricetta del ragù cancellandone ogni traccia. Così come vogliamo bene alla donna che ha inventato il ragù dobbiamo volere bene ai nostri beni culturali e sentirli pienamente nostri, parte di noi e per primi dobbiamo valorizzarli, difenderli, divulgarli, condividerli e soprattutto amarli.
Mi piace, in conclusione, riportare una frase tratta dall’epilogo del nuovo libro di Roberto Riccardi, capo ufficio stampa del Comando Generale dell’Arma, che ho avuto, di recente, il piacere di incontrare personalmente alla Feltrinelli Colonna: “Non amare l’arte, in Italia, equivale a un delitto: è una premessa per lasciarla distruggere. Non difendere l’arte, se sei italiano, è voltare le spalle alla tua storia, disonorare tuo padre e tua madre”.
Noi siamo italiani perché, in passato, abbiamo creato tutto questo e sentiamoci italiani quando guardiamo il Colosseo, la Fornarina di Raffaello e le Tombe di Cerveteri!
Letizia Maria Leo